IH Cenni Critici V DEL PROF. ROBERTO DE VISIAM (Viti «ir fl. AL e .a i S 5 ir*. -- _£H©= .Jécwwift M&wtfa da/ '/ttdawe, rr//t?m det 9 /ohuvì -dyy i/efia fd Mv sdea (/ritmi (/( d/idowr •...«.- . 1 • • • •• ■■ - • • 1)1 \imm PIAAiTE STORICHE dfx GIARDINO DI PADOVA il Giardino botanico di Padova, antichissimo di quanti mai si fondassero dopo il rinasci mento delle Lettere per ragione di studio, serba tuttora vive e vigo¬ rose alarne piatite, il cui nome o la cui storia collegasi al nome (Tuonimi se¬ gnalali che loro concessero ne' propri scritti ima privilegiala celebrità, Della qual cosa non potrà far meraviglia chiunque consideri alla rinomanza die ùvea grandissima l'Orto di Padova quando gli alLri o non erano, o ne segui¬ vano da lungo modestamente 1*esemplo; ai Botanici illustri clic per tre secoli nc furono reggitori od alunni; ed a quel più sopratulLo, ì quali da ogni parte d‘ Europa convenivano numerosi ad ammirare le rare piante die, qui raccolte dall*amor posto dai Veneti alta scienza amenissima, invano a quella stagione si sarebbero cercate altrove. Ora di. si (alte piante, a cui o la tradizione o la storia mantennero tino a* di nostri cotesta fatua, non ho stimato inutile 11 raccorre tutto che ne restava nelle hpere di que* Botanici de’ tempi andati clic ne parlarono di veduta, onde sce¬ verando il vero dal falso, stenebrare dal fitto bujo, iti cui ravvolsero la hm- tsbezza de 5 tempi e la incertezza delle memorie, questo comcelic tenue raggio di luce, a maggior lustro di quel Giardino clic è tanta e si bella gloria del nostro Studio e della nostra Città. - K per farmi da quella di esse che ha fama più popolare, ninno è clic vi¬ siti POrto di Padova, u pur pura ne siiori le soglie, che non sia còllo eia pia¬ cevole ammirazione alla vista del vecchio Platano clic sorge nel Losco orci- dentale dell-Orto stesso- Ora questa pianta meno richiamasi l’osservazione di dii la mira per la grossezza del i ronco* die sopra terra misura quasi cuo piedi di cerchia, o per l'altezza die ne eccede gli ottanta, die noi faccia per la strana irregolarità del medesimo, scolpito (ulto a bozze, ad incavi, a nocchi, a bitorzoli, la quale contrastando bizzarramente colla levigatezza abituale della scorza de’ platani, sembra avere scritto in questi grossolani, ma eloquenti ca¬ ratteri, le gravi ed iterale ingiurie delle stagioni che lo percossero. Citi esa¬ mini, specialmente nel verno, questo rude colosso, squilibrato, secco, ron¬ di toso, marchialo di larghe margini, ulcerato a fondo dalla umidità e dagl’in¬ setti elle vi si annidano, sformato sì nell 1 aspetto da ritrarre la schifa hnagine ili vecchio infermo, (.ulto grinze e gobbe e calli e tuli ed Esostosi, avvisar crede a ragione ben deb il raggio di vita potersi ascondere in membra si malandate. Ma questo scheletro tentennante e sparuto a! primo rancidirsi dd ciclo, quasi ancor ricordevole del precoce eli ma un Lio, ecco vestir nuove forme, e deposlo colle aride squamine l’antico scoglio, al pari del Virgiliano colubro, rinver¬ dir tutto di gioventù, riusanguinarsi di succhi, vigorir di salute, crescere in foglie e rami, sbocciare in fiori, e trasfondendo iti infiniti semi Pascosa vita die ancor gli abbonda, rallegrare gli anni decrepiti ili una innumerevole ed inattesa posterità. Però se al Fiatano orientale dell'Orto nostro non può negarsi notevole lon¬ gevità, non può nemmeno aUribuirglisi un'età pari a quella delf Orto stesso, o quindi nemico i tre secoli che la volgare opinione gli suole concedere* IN'uu Jiavvi infatti veruna prova che nella fondazione dell’Orto vi fosse piantalo i l li platano, e mollo meno nel luogo ove sta fattuale; perché, se ciò fosse, Luigi Angu iliaca, che ne fu il primo Prefètto, e n’ebbe il governo, c ne curò la piantagione dal i 54G aì 1561, parlando del Platano nel suo Fanne se¬ condo sopra i Semplici (Semplici dell'eccellente AL Luitji AmjuiUttru . In Vfregia MDLXL in S ,% pag. 49), e noverando le varie parli vegetare miseramente nelle nostre stufe, inàUavausì a deio scoperto nella » campagna. Le piante die un leggero riparo avea difese contro ì freddi pas- 11 saggerì rF un inverno poco rigido, godevano in piena terra il libero beiteli- 3 ciò delltaria t del sole. Una Palma a ventaglio (Chainnerajfs humiìt$)$\ ai - » trasse tutta la mia attenzione. Le prime foglie die sorgeana dal suolo erano « semplici e fatte a lancia; poi andavano dividendosi sempre più, finché ap- n pari vano sparlile coinè le dila ili una mano spiegata. Ln pici’io! ramo carico « di fiori s* inalzava nel mezzo cruna guaina foggiala a spala, e sembrava una » creazione singolare, inattesa, diversa adatto dalla vegetazione transitoria clic la circondava. Jl giardiniere, cedendo armici prieglu, mi tagliò alcuni ii saggi rappresentanti la serie di queste trasformazioni , ed io mi caricai di » molli grandi cartoni per recar meco questo trovato. Io gli ho ancora soli- m:- » diio quali gli colsi allora, e gli venero come feti&ci, clic risvegliando e fis- osando fi mia attenzione, m*hanno fatto intravedere i felici risiiiLatnenlì clic » io poteva aspettarmi dF miei lavori. « Le osservazioni falle sulla Palma del Giardino di Padova svilupparono pertanto e rader nutrono nel Goethe 11 con¬ cetto, che l ft fortiW t'firjrtabili non sìgho (blenni tutte ìrmmmbiìniente in ori(fine ; sì invece accoppiai' essi- ad inm stabilità originale (jmrriai e spe¬ cifica un'(irretitinvtdezza ed una fedire mobilità f che loro consente di pie- qarsi, mtHlìjicundosij a lìdie Ir condizioni varie che presenta Ut superfìcie del tjlnbo Oh Con clic il bray'Oiomo, ammettendo la mutabilità di alcune fiu¬ me per esterne cagioni, confessava però la costanza di que" caratteri più im¬ portanti, in cui dimoia la distinzione dei generi e di lle specie, base d J ogni classili caziouc c inaila mento infallibile delta scienza. Continuando il viaggio il' Italia, segui egli a situi tare per tulio le fornii! stesse nelle loro trasmutazioni; tnkhè (dicagli) arrivalo in Sicilia, termine del medesimo, l'identità primitiva di tulle le parti vefjetaU era per me un fatto dì-ttuMiralo } dei quale io cercava di accumulava e verifmtre le prove. Ora questa teoria dei Goethe, per cui tutti gli organi laterali di un vegetabile non sono altro che foglie, fu da esso esposta c publìcata tre anni dopo nel (!) Óèitóre* tl % HiUoirc Nule ralle de Cobite, par <■ F. Martin*. Paris, Chrrhtriier et Comp.. [jag. 20 m J ri siti'. 8 Saggia sopra dialo, non dissi mula rido a so stesso, che T Idea fonda mentale ne era già stata annunciala dai Linneo nella sua Fhilosapìiìn Botanica quaranta armi prima in quel prezioso aforismo: Principimi flùritm et fai io rum idem est - che spose e dichiarò più ampiamente in altro strino intitolalo Proleptis piantar uni* Ma si 1 uno clic F altro erano passati inavvertiti nella tanta mot- tiiudine delle Opere e degl' insegna menti dati dal sommo Svedese; ed allo stes¬ so Goethe allorché pubiicò il suo lavoro incontrò il destino medesimo,, perchè il neglessero del pari e i Poeti die vi cercavano invano F imaginoso autore del Fausto, c i botanici che da un Poeta non si attendevano che un romanzo. A ciò si aggiunga, avere ìa storia dello spirito umano dimostrato, ogniqualvolta se ne nuovo F occasione, che anche le grandi scoperte per essere debitamente apprezzale hanno d^ uopo di comparire iti quel tempo in cui ie nienti sono preparate a comprenderle: e Goethe io questa aveva oltrepassato il suo secolo, fu solo alquanti anni dopo che per gli scritti del De-Candolle, del Jassidi, del Mìquei, del Wigntid, e sopraluIto del? illustre e sfortunato Augusto di St. Hìhnre, che primo elevò questo studio alla dignità lPì scienza, la Morfolo¬ gia, concepita dal Linneo ed attuala dal Goethe, prese luogo ira le parti più filosòfiche e pili rilevanti della Botanica: talché può ripetersi col grand’uomo che ne diede il piò eccellente Trattato, da vcnFaimi non essere uscito in luce fórse un solo libro di Organografia o di Botanica descrittiva, clic non porli F injpronta della dutIrina del Goethe. Or quesLa, e sia lecito il compiacersene, H questa naque fra noi alPaspeito di quella Palma, le cui foglie, Interrogate dal genio, svelarono al grande Poeta e SaturaiIstagU occulti e veraci oracoli della scienza, meglio assai che non facessero quelle ilei Visco druidico, della Quer¬ cia di IJodotia, del Lauro di Delfo, della l’alma di Deio, parlando all’antica su* persllzione i compri e bugiardi oracoli della favola.